Categoria: Pasqua 2020

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 15 – “Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”

    È una testimonianza molto importante soprattutto in questi mesi. Per realizzarla, come ci invita l’apostolo Pietro (1Pt 3,15), dobbiamo rievangelizzare continuamente noi stessi, in modo da illuminare e aver presente il senso vero della vita, partendo dalle parole e gesti di Gesù, che vogliono sedurci, illuminando le nostre giornate e riempiendole di quelle attività per cui valga la pena di vivere e di morire.

    “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino”. Il punto di partenza è sempre la scoperta del Regno e l’impegno a mettersi a servizio della sua realizzazione. Il Regno di Dio lo dobbiamo scoprire nel profondo di noi stessi, dove sono presenti le passioni e le ansie della vita, ma anche una presenza misteriosa di Dio, che ha la forza di orientare in modo armonioso la vita e di darle un significato.

    Essendo creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo chiamati a continuare la creazione: la vittoria di Dio sul “caos”. Col dono dello Spirito santo siamo abilitati a realizzare questo. Dio vince il caos e la sua massima vittoria siamo noi. Ognuno infatti è intessuto di caos e bellezza e, pur dentro le ansie della vita, scopre in se stesso un amore incredibile di Dio, a tal punto innamorato di noi, che continuamente fa emergere questa vittoria sia nel presente e soprattutto nel futuro. Proprio, partendo da questa esperienza, ognuno di noi è chiamato con coraggio a partecipare al movimento della creazione e a dare il suo contributo. Non solo credendo a questo futuro per tutta l’umanità, ma con coraggio immergendosi nella vita dei poveri, emarginati, sbandati, perduti, per portare solidarietà e vittoria sul deserto sanguinante della storia.

    Ognuno di noi è chiamato ad esprimere nella preghiera di lode la sua riconoscenza a Dio per questa sua azione prodigiosa e a cercare, con la testimonianza della sua vita, di annunciare nell’oggi della storia, il fascino di questo Regno.

    Ma come vivere ad immagine di Dio creatore?

  • Lunedì dell’Angelo

    In questo giorno si ricorda l’incontro dell’angelo con le donne giunte al sepolcro.

    Celebrazione con i nostri parroci oggi 13 aprile alle ore 10.00 su YouTube

    Video della Celebrazione del 12 aprile: Messa della Resurrezione – Parrocchie Villorbesi

  • E’ RISORTO, COME AVEVA DETTO

    Dopo aver contemplato la Croce, l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso: le braccia spalancate di Cristo, quasi in un meraviglioso abbraccio di Dio con ciascuno di noi, dove l’amore è scritto indelebilmente con l’alfabeto delle ferite; dopo aver contemplato la totale donazione di Cristo nella fedeltà alla volontà del Padre, che ha trasformato la sua sofferenza in redenzione dell’umanità, siamo ora invitati a fermarci presso il sepolcro, per contemplare la vittoria di Dio su Satana, sul male, sulla morte e Gesù risorto, Signore della storia.

    Già al momento della morte di Gesù, Dio si manifesta con le tenebre, il terremoto, lo squarciarsi del velo del tempio… Dio dà inizio ai tempi nuovi, alla nuova umanità credente, alla sua vittoria sulla morte, alla vittoria dell’amore: “chi ama la sua vita, la perde”… Inizia il tempo in cui Gesù viene per incontrare uomini e donne che cercano di dare un senso alla loro vita.

    Grandi testimoni sono le donne, presenti al Calvario, alla sepoltura, che, passata la festa di pasqua, “alla sera dl sabato”, quando inizia il primo giorno”, sono al sepolcro. Sono in attesa del compiersi della parola di Gesù: del terzo giorno in cui sarebbe risorto e della promessa di incontrarlo in Galilea, dove lui precede la nuova comunità, per affidarle la missione di annunciarlo in tutto il mondo, vivendo continuamente nella fede l’esperienza della sua presenza: “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”.

    L’angelo invita le donne a non aver paura. La tomba è vuota, Cristo ha vinto la morte. Questo è il grande annuncio. Mentre gli apostoli erano fuggiti, sono le donne che iniziano il faticoso cammino della fede. A loro, una volta accolto il messaggio e l’esperienza che Gesù è vivo, la vita diventa annuncio per portare le persone individualmente e comunitariamente a mettersi in relazione con Cristo.

    Quest’anno arriviamo a Pasqua nell’incertezza e nella paura. Facciamo fatica a vivere la gioia di questa festa! Guardiamo al cammino di fede e di amore vissuto dalle donne, e proviamo anche noi ad ascoltare le parole di Gesù, che misteriosamente ci hanno raggiunto in questa quaresima. Fermiamoci anche noi davanti a quella tomba e ascoltiamo …

    Eravamo sempre di corsa, non avevamo tempo… ora improvvisamente il tempo l’abbiamo e può essere prezioso. Ascoltiamo … pensavamo di essere padroni del modo… è bastato un virus, quasi invisibile e tutte le nostre organizzazioni, stili di vita, progetti sono andati in frantumi. Ora ci sentiamo più deboli, fragili… Gesù dice che sono felici quelli che vivono questa situazione… è l’occasione perché Gesù dia senso più vero alla nostra vita, anche oltre la sofferenza e la morte.

    Vediamo come cose importanti stanno nascendo attorno a noi… ricerca di valori, di spiritualità, anche noi in un cammino di fede che ci aiuti a scoprire la missione che Dio ci affida. Ci accorgiamo che i Sacramenti, la S. Messa domenicale, lo stare insieme come comunità sono esperienze fondamentali per la nostra vita. Non si può fare a meno!

    Stiamo scoprendo, pur nelle difficoltà di stare tante ore vicini in casa, la gioia di essere famiglia. In questa quaresima, grandi testimoni sono stati coloro che vivono accanto agli ammalati (medici, infermieri, operatori socio-sanitari, sacerdoti negli ospedali…): il loro donarsi, anche rimettendoci la vita, è stato un grande annuncio di Cristo risorto, delle sue importanti parole: “Chi ama la sua vita, la perde”…

    Ora continuate voi nelle riflessioni che lo Spirito santo vi ha suggerito in questa quaresima … Sono preziose… Comunicatevele tra famiglie Ci aiutano a trovare motivi di speranza. A me è arrivato un video significativo: gli apostoli in barca, in difficoltà nel lago in tempesta, mentre Gesù dorme. Lo svegliano… ricevono il rimprovero per la poca fede … e poi concludono felicemente il tragitto. Così anche noi oggi … anche se il Signore sembra dormire … Lui è vicino a noi…. Ci abbraccia, ci rassicura, guardiamo le sue braccia aperte sulla croce!

    A tutti voi il mio augurio di Buona Pasqua, in particolare ai bambini della Scuola dell’infanzia e ai ragazzi del catechismo. La preghiera per chi questa Pasqua la vive nella sofferenza… per coloro che fanno più fatica a sentire la presenza di Cristo risorto!

  • VEGLIA PASQUALE: RESURREZIONE DI GESÙ

    Sabato sera, prima di cena

    Preparare:

    • la tovaglia
    • la Bibbia (segno su Esodo 14,15 e Matteo 28,1)
    • decorazioni di carta: ramoscelli d’ulivo, colomba, croce luminosa, mani intrecciate…
    • candele del battesimo, ciotola con acqua
    • un disegno con Cristo risorto, come il biglietto di auguri pasquale.

    Un genitore legge: In questa notte santissima, nella quale Cristo Signore passò dalla morte alla vita, la chiesa chiama i suoi figli a vegliare in preghiera.

    Preghiamo: O Padre, fa che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno. Per Cristo nostro Signore. AMEN.


    Si accendono le candele.


    Annuncio pasquale

    Questa è la notte in cui hai liberato i figli d’Israele, nostri padri, dalla schiavitù d’Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

    Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,

    risorge vittorioso dal sepolcro.

    Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe,

    restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti.

    O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e

    l’uomo al suo creatore.

    Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero, illumini l’oscurità

    della notte, risplenda di luce che mai si spegne.


    Lasciamo una candela accesa al centro della tavola e ascoltiamo la Parola di Dio.


    Esodo 14,15-15,1

    14,15 Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. 16 Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. 17 Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. 18 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
    19 L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. 20 Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
    21 Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. 22 Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 23 Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare.
    24 Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25 Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
    26 Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri».
    27 Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. 28 Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. 29 Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. 30 In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; 31 Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.

    15,1 Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
    «Voglio cantare in onore del Signore:
    perché ha mirabilmente trionfato,
    ha gettato in mare
    cavallo e cavaliere.


    Alleluia, Alleluia, Alleluia.

    Celebrate il Signore, perché è buono, perché eterna è la sua misericordia.

    Alleluia, Alleluia, Alleluia.


    Matteo 28,1-10

    1 Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. 2 Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3 Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. 4 Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. 5 Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. 6 Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. 7 Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». 8 Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
    9 Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. 10 Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».


    Preghiera di benedizione

    Mettiamo in centro la ciotola d’acqua.

    Ti preghiamo, Padre, benedici quest’acqua, che ci ricorda il nostro battesimo. Rendici fedeli allo Spirito Santo che ci hai donato, gioiosi testimoni del tuo amore, per Cristo nostro Signore. Amen.


    Rinnoviamo le promesse battesimali

    Genitore: Rinunciate al peccato, per vivere nella libertà dei figli d Dio?

    RINUNCIAMO.

    Rinunciate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato?

    RINUNCIAMO

    Rinunciate a satana, origine e causa di ogni peccato?

    RINUNCIAMO

    Credete in Dio Padre onnipotente, in Gesù Cristo morto e risorto per noi, nello Spirito santo?

    CREDO.

    Dio Padre onnipotente ci custodisca con la sua grazia per la vita eterna. AMEN.


    Ognuno con l’acqua benedetta si fa il segno della croce.

    Poi, tenendosi per mano..

    PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI …

    Preghiamo: Infondi in noi, o Padre, lo Spirito Santo, perché viviamo concordi nel vincolo del tuo amore. Per Cristo nostro Signore. AMEN

    – Portiamo a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia, Alleluia

    Rendiamo grazie a Dio, Alleluia, Alleluia.


    Scambio degli auguri, e si inizia la cena.

  • Per domenica delle Palme…

    Per Domenica 5 aprile, Domenica delle Palme, mettiamo sulla porta o sulla finestra di casa un ramoscello verde, per unirci agli abitanti di Gerusalemme e dire anche il nostro grazie a Gesù per il suo grande amore per noi, con le parole:

    BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE. OSANNA NELL’ALTO DEI CIELI.

  • Celebrazione nelle case della Pasqua

    Per la situazione di emergenza che stiamo attraversando, quest’anno, non sarà possibile celebrare la Pasqua insieme, in chiesa, con la gioia di sentirci comunità e di scambiarci gli auguri. Siamo però lo stesso chiamati a vivere la Pasqua di Gesù morto e risorto. Quest’anno proponiamo di celebrarla nelle case.

    Prepariamo con cura questi momenti. Scegliamo gli orari migliori per viverli. Sentiamoci però in unione con le celebrazioni di Papa Francesco e del nostro Vescovo Michele, trasmesse per televisione e anche con noi sacerdoti (don Gianni, don Paolo, don Marco), per streaming o per FaceBook.

    Per Domenica 5 aprile, Domenica delle Palme, mettiamo sulla porta o sulla finestra di casa un ramoscello verde, per unirci agli abitanti di Gerusalemme e dire anche il nostro grazie a Gesù per il suo grande amore per noi, con le parole:

    BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE. OSANNA NELL’ALTO DEI CIELI.

  • GERUSALEMME – GALILEA Mt 28, 11-20.

    Venerdì 3 aprile.

    Con la resurrezione di Gesù il giorno di Pasqua, si conclude il tempo della vicenda terrena di Gesù e inizia il tempo della Chiesa, contrassegnato, come la vita di Gesù all’inizio, dalla lotta con i farisei.

      Dal sepolcro partono due delegazioni: quella delle donne che vanno a ricostruire la famiglia dei discepoli, la famiglia di Gesù: suo centro è la Galilea; quella delle guardie che vanno a ricompattare la famiglia dei nemici del vangelo, capitanata all’inizio dai gran sacerdoti.

    –  L’annuncio dell’antivangelo (28,11-15). Le guardie erano sveglie e hanno portato l’annuncio di quanto accaduto. I capi si sentirono sconfitti, non vollero ricredersi, e continuarono la loro lotta contro Gesù, che ora i discepoli annunciano risorto. Entra in gioco ancora il denaro, per corrompere le guardie. com’è possibile scegliere come testimoni gente che dorme? La loro diceria, però, fa opinione in Israele fino ad oggi: anche noi ci interroghiamo: come mai Israele continua a non credere in Gesù?

    –   Con voi sino alla fine del mondo (28,16-20). Si compie innanzitutto la parola di Gesù: “Quando sarò risuscitato, vi precederò in Galilea”. L’annuncio delle donne è stato accolto e i discepoli hanno ubbidito a Gesù recandosi sul monte che aveva loro fissato. La montagna è sempre il luogo dove a più riprese Dio si è rivelato e dove Gesù ha pronunciato il grande discorso delle Beatitudini. Ci sono andati tutti, anche quelli che dubitavano ancora, portando i frammenti d’oro della loro fede dentro vasi d’argilla: sono una comunità ferita che ha conosciuto il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda; una comunità che crede e che dubita, un po’ come noi con la nostra fede fragile, vulnerabile. Non è stato facile il cammino per riconoscerlo “Risorto”, e non sarà facile la vita della prima comunità credente: emarginazione, lotta, distacco dall’ebraismo ufficiale per aprirsi ad una missione universale. Attorno a Gesù risorto c’è il nuovo popolo di Dio, che si era disperso durante la passione. Nuovo centro è la Galilea. Non più una città, ma Gesù risorto, sempre presente in mezzo ai suoi. Galilea, terra voluta da Dio come luogo dell’evangelizzazione per tutto il mopndo.

      Il dubbio e la poca fede non fermano, non scoraggiano il Signore. Anzi, invece di rimproverarli, Gesù si fa ancora più vicino: avvicinatosi a loro disse … Ancora non è stanco di parlare, di farsi vicino, delicatamente e senza imporsi, e salvando perfino la loro libertà di dubitare. Anzi, a questi dubitanti, affida il Vangelo, la bella notizia per farla dilagare in tutto il mondo.

    –   Fissando lo sguardo su Gesù. E’ il Signore Gesù a cui si deve ubbidire: è Lui che ha ricevuto ogni potere in cielo e in terra. Compiuto il suo servizio nell’umiltà e nella sofferenza, Dio lo ha risuscitato e lo ha costituito Signore e Messia, dandogli ogni potere in cielo e in terra.

    –   Gesù si avvicina ai discepoli: il risorto non è colui che è salito al Padre e ha lasciato soli i discepoli. La resurrezione invece ha riannodato i vincoli di comunione e gli ha dato la possibilità di una presenza che non ammette barriere.

    –   Andate, fate tutti miei discepoli. Siamo già in piena storia della Chiesa, che decide come effondere sugli uomini i doni di Dio. Il battesimo mette ogni persona in rapporto con le tre persone divine. Battezzate nel nome del Padre, cuore che pulsa nel cuore del mondo; e poi nella fragilità del Figlio morto nella carne, e nel nome della forza dello Spirito che lo risuscita. Si vive così un rapporto unico, meraviglioso con il Padre, in quanto Padre, diventandone figlio; con il Figlio in quanto Figlio, diventandone fratello; con lo spirito Santo in quanto Spirito Santo come mutuo dono del Padre al Figlio e agli altri figli.

    –   La missione di insegnare. E’ la missione della Chiesa dopo il primo annuncio annuncio: insegnare a vivere, mostrare come si vive il vangelo. Insegnare ad amare, ad essere felici, a donare… La missione della Chiesa è universale (cattolica) e incarnata nel tempo, in ogni situazione umana, anche quando la vita è sfiorata dalla solitudine o dalla realtà della morte.

       La missione tende a conquistare gli uomini e a metterli, individualmente e comunitariamente in relazione con Cristo. E’ discepolo, chi ascolta Gesù, lo segue: si lega personalmente a lui e con lui entra in comunione con il Padre e lo spiriti Santo.

  • AL SEPOLCRO “E’ risorto come aveva detto” (Mt 27,57-28,10)

    Giovedì, 2 aprile.

    Il racconto di Matteo è pervaso da un senso di speranza. Inizia un nuovo tempo, il tempo della vittoria dell’amore sulla morte, il tempo in cui Gesù, il Signore vivente, viene per incontrare gli uomini e le donne che cercano di dare un senso alla loro vita. Matteo ci aveva già preparati con il racconto della donna che aveva versato il profumo sul capo di Gesù.

    –   E fu sepolto (27,57-61). Giuseppe d’Arimatea sembra fare tutto da solo. Venne… si presento… chiese…avvolse… fece rotolare…se ne andò… .Tutto è nel segno della ricchezza: un uomo ricco, una sindone genuina di autentico lino, il sepolcro nuovo scavato nella roccia, cosa possibile solo ai ricchi. Probabilmente il riferimento è a Is 53,9: “con il ricco fu il mio tumolo”.

    “Fece rotolare una grande pietra sulla porta del sepolcro e se ne andò”. E’ una frase di chiusura agghiacciante: mette un punto fermo e basta. Solo l’amore può far continuare il racconto. Ci sono alcun donne sedute di fronte alla tomba. Prima pero …

    –   La tomba fu sigillata (27,62-66). Era necessario che fossero degne di fede sia la morte che la sepoltura (lo diciamo nel credo) e la resurrezione di Gesù. Dal momento che il sepolcro è sigillato e vigilato, non è possibile alcun inganno. Trovato vuoto, è chiaro in maniera sicura e indiscutibile che Cristo è risorto.

      I gran sacerdoti e i farisei che sempre avevano accusato Gesù di non osservare il sabato, lo violano recandosi addirittura in un casa pagana (Pilato). Pur essendo Gesù morto e sepolto, non si sentivano tranquilli: “il terzo giorno” dava loro fastidio. I sigillo dicono che vogliono incatenare la parola di Gesù. “E’ stato risuscitato”: chiamano in causa Dio, un’ulteriore sfida,e Dio risponde risuscitando Gesù.

    –   La pietra fu rotolata via (28,1-10). Matteo vuole farci capire che quanto avviene è opera di Dio, come al Calvario. Anche qui c’è una manifestazione di Dio e questa avviene di notte.

     Le donne, che al momento della sepoltura di Gesù si trovavano vicino al sepolcro, il giorno di sabato rimasero in città, osservando la festa solenne di Pasqua. Ma la sera di sabato, quando iniziava il primo giorno della settimana, verso le quattro della sera, quando già luccicavano le prime stelle, le donne si recano al sepolcro. Era usanza presso i Giudei, vegliare la tomba di una persona amata fino al terzo giorno dopo la morte, per assicurarsi che la sepoltura non fosse stata prematura. Le donne vanno senza aromi, semplicemente per vedere il sepolcro, perché sono in attesa che si compia la parola di Gesù. E così furono testimoni – il fatto avviene in diretta – dell’agire divino. Grande terremoto, notte, angelo sfolgorante del Signore: come nella notte dell’Esodo, per vincere definitivamente i nemici. La pietra viene ribaltata perché si veda che il sepolcro è vuoto. L’angelo seduto sopra la pietra fa di questa pietra un trono e il segno della vittoria di Dio.

      La pietra che chiudeva la tomba, segno del potere implacabile della orte, è rimossa e viene proclamato che la morte è vinta, non è più l’ultima realtà. L’angelo s’impone anche alle guardie, che si misero a tremare e divennero come morte, incapaci di compiere il loro dovere, perfettamente inutili.

      Il messaggero rinfranca le donne e attesta di conoscere la loro ricerca: cercavano Gesù, il crocifisso, è risorto. Inizia per le donne il faticoso cammino della fede, ricordando le parole di Gesù e, constatando il suo compimento, comprendono la tomba vuota. In loro nasce la fede e contemporaneamente la forza per la missione di annunciare che “Dio lo ha risuscitato dai morti”. Sono inviate a quelli che, pur chiamati e inviati (apostoli), erano fuggiti e ora, impauriti, sono rinchiusi.

       Nel momento in cui si accoglie l’annuncio, inizia la missione: farsi portatore dell’annuncio ad altri (“mandate”). Ecc che mentre stanno compiendo questa missione, avviene l’incontro con Gesù, che va loro incontro, e, quasi a ringraziarle, conferma quanto ha detto l’angelo. Loro si avvicinano A Gesù, gli stringono i piedi, cadono a terra in adorazione, constatando che è vivente, esprimendogli il loro affetto fedele. Poi il comando di andare in Galilea: ricostruire la comunità.

      Anche per noi, accolto l’annunzio, inizia una vita nuova con la missione di portare nell’oggi della storia il grande messaggio: “è risorto”. Gesù ci precede. 

  • AL CALVARIO “Dio mio, Dio mio perché …”? Mt 27, 31-56.

    Mercoledì 1° aprile.

    Dopo la condanna, Gesù viene condotto al supplizio. Siamo al culmine dell’opera di Gesù, poi entrerà in scena il Padre, risuscitandolo dai morti.

       Matteo riassume in poche parole la via della Croce (“lo condussero via per crocifiggerlo”, e anche la crocifissione (quando poi l’ebbero crocifisso”). La furia omicida degli uomini è peccato, non può essere narrata come Vangelo. A Matteo non interessa neanche il motivo per cui i soldati si divisero le vesti, né il titolo”Re dei giudei”. Matteo sembra obbligare il lettore (ciascuno di noi), a guardare quanto capita, ascoltando allo stesso tempo quello che i profeti hanno detto. In questo modo l’agire degli uomini quasi scompare per contemplare il compimento della volontà di Dio, che ci salva in Gesù.

       Contempliamo anche noi: la croce è l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. Dobbiamo solo inginocchiarci ai piedi della croce: vediamo un uomo nudo, inchiodato e morente. Un uomo con le braccia spalancate che non chiede niente per sé. La suprema bellezza della storia è quella che avviene sul Calvario dove l’amore è scritto con l’alfabeto delle ferite, unico indelebile. La croce è l’incontro del cielo dentro la terra, il punto dove un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco e divampa. Ora continuiamo,con alcune parole importanti del vangelo.

    –  “Non volle bere” (27,31b-37). E’ l’ultima volta che si usa questo verbo “volere” con soggetto Gesù, spesso riecheggiato nel vangelo (dal paralitico guarito: lo voglio, sii purificato … al Getsemani, non come voglio io, ma come vuoi tu …). Gesù, non volendo bere quel vino destinato ad alleggerire le sue sofferenze, manifesta ancora una volta, la sua totale donazione di sé nella fedeltà al Padre. Solo così la sua morte può divenire “riscatto per molti”.

    –   “Dio lo liberi …” (27,38-44). E’ la scena degli insulti. La rivelazione di Gesù si fa ancora più evidente. Gesù è crocifisso in mezzo a due malfattori. Tra le imprecazioni dei passanti e gli insulti dei gran sacerdoti e degli scribi, ci sono due frasi del salmo 22 (“scuotendo il capo … ha confidato in Dio, lo liberi se gli vuol bene), che invitano a leggere tutto come storia di salvezza. I passanti e i gran sacerdoti… i capi si rifanno nei loro insulti a quanto è avvenuto durante il giudizio religioso. Si sentono tutti vittoriosi e mettono in ridicolo tutte le pretese di Gesù: i suoi atti di potenza, il suo sentirsi Messia. Ridicolizzano la sua capacità di distruggere il tempio e di ricostruirlo e lo invitano a discendere dalla croce. Le frasi assomigliano a quelle delle tentazioni. E’ la prova suprema come tentazione, e Gesù, non scendendo dalla croce, rinuncia volontariamente ad un messianismo eclatante. E’ la vittoria sul tentatore, è continuare a vivere di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. “Ha confidato in Dio”… Non solo insulti a Gesù, ma sfida a Dio stesso. Non l’avessero fatto, Dio risponde subito e dimostra d’ora in poi che Gesù, il Figlio dell’uomo, è seduto accanto a lui nella gloria. E’ l’inizio della manifestazione gloriosa, perché Gesù è rimasto sino alla fine fedele al Padre.

    –   “Il velo del tempio si squarciò(27,45-54). Le tenebre e il terremoto sono una tipica manifestazione di fede: è la coreografia delle manifestazioni di Dio. Sul Calvario c’è questa manifestazione del giudizio di Dio e dell’inizio dei tempi nuovi e definitivi. Dio risponde immediatamente con le tenebre che si estendono su tutta la terra alla sfida dei sacerdoti, capi… .

      Gesù confidando in Dio prega: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. E’ un salmo di fiducia (22), che esprime in maniera forte quel senso di desolazione che si sente quando la morte, antitesi del Dio vivente, non permette di sentirne viva la presenza. Il grido ripetuto di Gesù, anche se i presenti continuano negli insulti, è un grido di vittoria. Subito infatti “il velo del tempio si squarciò…”. Il velo lacerato dice che il culto antico è superato e che Dio ora lo rifiuta. E’ Dio che entra in giudizio con chi ha rifiutato il suo Inviato, dando inizio ai tempi nuovi. D’ora in poi la vigna passerà ad altri, il Regno sarà dato ad altri e Gesù sta per diventare, mediante la resurrezione, “pietra angolare” di quel nuovo tempio che è l’opera di Dio. Morendo in croce, Gesù ha dato inizio alla sua vittoria sulla morte. Il Calvario ci parla della Pasqua di Gesù – morte e resurrezione – come vittoria perfetta sul male e salvezza per gli uomini, perché Dio era con Lui. “Chi perderà la propria vita, la troverà” . Gesù l’ha persa e l’ha ritrovata ne Padre.-   Alcune testimoni. (27,55-56). La loro presenza non solo è testimonianza di quanto è avvenuto sul Calvario, ma invito ad aspettare il compimento di ciò che ancora non è diventato evento.

  • Il testo integrale dell’omelia del Papa in tempo di epidemia

    «Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

    È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).

    Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

    La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.

    Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

    «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.

    «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21). Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

    «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

    Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.

    Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.

    «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).

    San Pietro 27.3.2020