Categoria: Testimoni della Vera Speranza

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 10 – SCOPRIRE LA SPERANZA NELLE PIEGHE DELLA QUOTIDIANITÀ

    La speranza deve illuminare la nostra vita. Porta però i segni della povertà e della piccolezza che si affidano alle nostre mani per diventare seduttrice dell’umanità.

    Abbiamo scoperto l’importanza che hanno le nostre fragilità di creature. Ora proviamo ad illuminarle più profondamente. I sogni della nostra vita ci hanno portato a soffermarci sulle realizzazioni, sui momenti importanti che abbiamo vissuto. Guardiamo al futuro più o meno con questa immagine: la nostra vita come un bellissimo abito da sposa, non come l’abito del povero, fatto di scampoli, di stracci. In questa maniera però avremo in noi un volto di Dio illusorio.

    Dio infatti, parlando di sé, sceglie immagini di cose umili (gallina,  agnello…). Così, con cose umili egli agisce. Pensiamo ad Elia disperato nel deserto (1Re 19): si sente fallito nella sua missione, dice che è meglio morire, che continuare a vivere da perseguitato.  Dio lo raggiunge, e donandogli pane e acqua (cose insignificanti, da carcerati) e una carezza, lo fa camminare con le sue gambe, ritornando ad essere profeta protagonista.

    Dio è così. Gesù ce l’ha detto paragonando il Regno di Dio al lievito, al granellino di senape. Tutto si concentra sulla crescita. Il segno di questo passaggio dal minuscolo al grande, rivela il Regno. Dio ama racchiudere il grande nel piccolo. La meraviglia è lo stupirsi di questa crescita incredibile. La speranza è qui: scoprire e valorizzare le piccole cose di ogni giorno. La speranza ci sveglia ogni mattina: ci viene incontro con le cose semplici della vita, anche con quelle che sembrano inutili: aria, luce, acqua, respiro … Ci viene incontro con una telefonata, con un rimprovero,  con una notizia, un amico, un libro… e chissà perché ripartiamo. Così siamo invitati ad uno sguardo verso gli ultimi, che spesso sono i portatori di sèperanza.

    La speranza è qui: scoprire e valorizzare le piccole cose di ogni giorno, stupirsi per le meraviglie che producono e in esse scorgere la presenza di Dio.

    Allora un po’ alla volta, gli scampoli, gli stracci della nostra esistenza, si trasformano in un bellissimo abito da sposa. 

    Ma, per far questo, dobbiamo ogni giorno, svegliare la speranza. Ne parleremo domani.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 09 – PASSARE DAI “SE” AI “SI”

    Lo spunto viene da una riflessione di Papa Francesco, che mette in evidenza il pericolo nelle nostre riflessioni di fermarci al nostro io e di non cercare e scegliere la via di Dio.

    La vera preghiera, come lo è stata quella di Gesù e che ci ha insegnato, è conoscere ogni giorno come sono chiamato a realizzare le scelte di vita, ad es. la missione di genitore chiamato ad educare alla speranza. Subito il pensiero va alle nostre fragilità, ai nostri limiti: sono segni di fallimento o una opportunità?

    Le nostre fragilità ci sollecitano nel vivere la fede: nella preghiera chiediamo a Dio che rimanga con noi, non solo col suo aiuto, ma anche con quella luce capace di guidarci nella realizzazione della nostra vocazione. I limiti che abbiamo, alla luce della Parola di Dio, sono qualcosa di prezioso (“beati i poveri”, cioè coloro che si riconoscono fragili, e così possono vivere l’esperienza della presenza di Dio). Non si è bravi genitori, guardando solo le nostre capacità, le cose significative che facciamo.

    Lo siamo in maniera più autentica (siamo di più nella verità)  se, pur constatando che i figli vedono le nostre fragilità, noi sappiamo non solo riconoscerle, ma indichiamo loro che la nostra forza è il vivere uniti a Cristo. Le nostre fragilità diventano un’occasione preziosa per educarli a cercare anche loro dove si trova il vero aiuto, che riesce a far superare le difficoltà della vita. Può addirittura nascere un dialogo familiare per aiutarsi nel vivere questa esperienza, soprattutto nel buio di certi momenti della vita.

    La preghiera allora diventa: chiedere luce (Spirito santo) per  come siamo chiamati a realizzare la nostra vocazione, chiedere aiuto in quanto crediamo che con la presenza di Gesù niente è impossibile, e così riuscire in qualsiasi situazione a vivere nella gioia e nella speranza, ringraziare…  Importanti sono i momenti di silenzio e di ascolto della Parola di Dio, anche perché viviamo spesso l’esperienza di incontrare Cristo senza accorgercene. Pregare è passare dai “se” ai “sì”.

    Siamo d’accordo? Arricchiamo queste riflessioni con le nostre,. Comunichiamole prima di mezzanotte. Saranno utili per continuare il nostro dialogo.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 08 – LA SPERANZA ILLUMINA LA NOSTRA PREGHIERA

    Nel nostro dialogo con Dio è sempre da verificare il volto di Dio presente nei nostri pensieri: corrisponde a quello che Cristo ci ha rivelato? (I discepoli di Emmaus passano dalla tristezza, dal sentirsi dire: “stolti e tardi di cuore” all’innammorarsi del vero volto di
    Dio: “non ci ardeva il cuore” e a pregare “resta con noi”).

    Nella preghiera partiamo sempre dalla nostra situazione di vita e dalle provocazioni che la Parola di Dio suscita in noi. Non dobbiamo aver fretta, quando il nostro modo di vivere è sollecitato a nuovi orientamenti e a scelte di conversione. Cristo è paziente, rispetta i nostri tempi, ascolta le nostre inquietudini. La preghiera è parlare con Dio di tutto questo.

    Dio non solo ci ascolta, ma, se siamo attenti, ci risponde e ci dona quella risposta giusta alle nostre inquietudini.

    Le riflessioni sull’educazione alla speranza hanno suscitato diversi interrogativi. Ci accorgiamo che è difficile educare alla verità, non giudicare, non aver paura… Come genitori, oltre alle difficoltà educative collegate con la nostra storia, c’è il problema della testimonianza di vita che deve fare i conti con le nostre fragilità umane. L’interrogativo: come vivere la nostra missione di genitori?

    Cominciamo allora a dialogare con Dio di quello che stiamo vivendo. Subito forse presenteremo le lamentele per le difficoltà che stiamo incontrando, magari ripercorrendo la nostra storia (se quella volta avessi… se in quell’occasione…). Probabilmente emergerà non la gioia della vita, ma il suo grigiore, le preoccupazioni, la tristezza. Tutto questo è importante, necessario nel nostro dialogo con Dio, ma se ci fermiamo qui, a questi “se”, non stiamo veramente pregando.

    Domani sera continueremo: Come passare dal “se” al “sì”. Mandate, il più presto possibile, le vostre riflessioni.

    Invito i ragazzi delle medie a disegnare un momento del racconto dei Discepoli di Emmaus e inviarlo alle loro catechiste. Lo pubblicheremo nei prossimi incontri.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 07 – PREGARE OGGI: GESÙ EDUCATORE DI VERA SPERANZA

    Ci è stato richiesto, in questa nuova situazione di vita, dove mancano gli appuntamenti comunitari della preghiera, un aiuto su come trasformare la vita, l’ascolto della Parola in preghiera. Proviamo ad aiutarci.

    Ho scelto il brano del vangelo di Mc 4,35-41, come sfondo per la nostra riflessione. Lo potete poi leggere. Lo richiamo brevemente: Gesù invita i discepoli a passare all’altra riva, nonostante una grande tempesta di vento. Lui dorme a poppa. Svegliato, li rimprovera, calma il vento e raggiungono la riva.

    Le barche erano tranquille al porto, in riva al lago. Le barche però sono fatte per navigare, anche affrontare le tempeste, non possono stare ferme. Il loro posto è il mare aperto, dove prima o dopo le acque saranno agitate e il vento contrario. Così è la nostra vita. Non è vita rimanere immobili in rada. Non basta insegnare le regole di vita, ma bisogna trasmettere la passione. Ogni persona è fatta per il mare aperto, per il navigare in alto mare, non per rimanere tranquilli in porto. 

    Gesù stanco, si addormenta, dorme. Anche le situazioni del mondo con tutti i problemi, anche di convivenza, ci portano a pensare a un Dio che dorme. Vorremmo, presi dalla paura, che intervenisse subito, ai primi segni di fatica, appena arriva il dolore. Lui invece non interviene, non toglie dalle tempeste. E’ presente, è sempre lì e guarda i rematori che con coraggio non abbandonano i remi e fanno tutto con il massimo impegno, e così arrivano all’altra riva. Il modo di educare di Gesù: ognuno deve vivere come se tutto dipendesse da sé. Pur presente, non interviene, e così un po’ alla volta si forma la personalità di quei discepoli esperti, ma paurosi, e diventeranno capaci  di affrontare le tempeste della vita fino al coraggio di testimoniare anche con la morte. 

      E’ così il nostro modo di educare? Oppure siamo sereni solo se i figli, i nipoti rimangono tranquilli in casa, e siamo pieni di paura quando iniziano esperienze nuove? Corriamo il rischio di compromettere il formarsi della loro personalità. Non li aiutiamo ad affrontare con serenità il futuro.  

       Proviamo ora, dopo aver confrontato il nostro modo educativo con quello di Gesù, a scrivere quello che vorremmo dire a Dio. Trasformiamo quello che risuona dentro di noi in preghiera. Chi desidera, comunichi la sua preghiera. E’ un prezioso aiuto per imparare a pregare.

       Domenica vi invitiamo a partecipare alla concelebrazione dei vostri sacerdoti: la S. Messa sarà alle 9.30. Riprenderemo poi lunedì.


    Dal Vangelo secondo Marco 4,35-41

    35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 06 – COME EDUCARE ALLA SPERANZA

    Le riflessioni che abbiamo fatto finora sono come il fondamento irrinunciabile nel cammino d ricerca della vera speranza, capace di sconfiggere le paure. Ora vogliamo soffermarci a guardare come viviamo, nella concretezza dell’oggi, alcuni impegni significativa e chiederci se siamo testimoni di speranza.

    Questa sera ci domandiamo: Come educare alla speranza?

    • Educatore vero è chi non ha paura, a cominciare dalla paura dei giudizi, anche perché viviamo di riflesso di ciò che gli altri dicono di noi. Ricordiamo che fede e paura convivono in noi e ci domandano continuamente di scegliere: più aumenta la fede e più diminuisce la paura e viceversa.
    • Educatore vero è chi non fa paura, chi non educa accentuando la colpa o il castigo, chi non presenta un cristianesimo triste, il volto di un Dio senza gioia. Non certo chi addirittura prova gioia nell’intimidire gli altri.
    • Educatore vero è chi libera dalle paure. Non c’è da colpevolizzare nessuno per le sue paure. Non sappiamo perché si alzano tempeste nella vita. Vorremmo che non sorgessero mai, che il viaggio della vita fosse tranquillo e facile, in particolare lo vorrebbero i genitori per i figli. Il pericolo è di essere contenti quando gli altri (i figli) pensano pensieri già pensati, e non preoccuparci di educare a cercare la verità. La verità è sempre un divenire, un crescere, un incamminarsi progressivo, un affrontare le difficoltà. Per quanto riguarda la vita dobbiamo ricordarci che Dio non ci togli dalle tempeste, ma ci sostiene dentro le tempeste. Dio non risolve i nostri problemi, ma è con noi, ci dà tutto quello che ci serve perché sappiamo risolverli.

    Dentro di noi su questo argomento ci sono altri pensieri. Interveniamo, mettiamo in risalto nel concreto della vita le difficoltà per realizzare questa missione.

    Domani sera continueremo a riflettere, anche su richiesta di qualcuno di voi, su come trasformare l’ascolto della Parola, comprese le nostre riflessioni in preghiera. Un brano del Vangelo ci aiuterà.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 05 -LA NUOVA VITA “ESSERE PER ALTRI”

    Per superare le paure, non solo dobbiamo contemplare il vero volto di Dio Padre, che come abbiamo visto è bontà e misericordia, ma dobbiamo vivere consapevolmente la vita stessa di Dio, che Gesù Cristo, morendo in Croce , ci ha donato. Col Battesimo infatti siamo figli di Dio, siamo resi partecipi della vita di Gesù: “essere-per-altri”, fino alla morte: questa è l’onnipotenza, l’onniscienza, l’onnipresenza, questa vita è Dio.

    Il vero rapporto con Dio consiste nel vivere questa nuova vita: “essere-per-altri”, così partecipiamo all’essere di Gesù, siamo uniti a Lui. Il trascendente allora non è l’impegno infinito, irraggiungibile, ma il prossimo che incontriamo, che è raggiungibile, Dio in forma umana: “l’uomo per altri” e perciò il Crocifisso.

    C’è un virus, ha detto papa Francesco, che si sta trasmettendo: il pensare che la vita migliora se va meglio per me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si scartano i poveri, i deboli, si dimenticano coloro che rimangono indietro  (Gesù ha aspettato Tommaso).

    Nella misericordia Dio non abbandona chi rimane indietro. Ora, una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro, abbandonata un po’ da tutti. Questa situazione fa paura, guardando il futuro. Ma concretamente cosa deve cambiare, perché il nostro vivere sia come quello di Gesù, quello di Dio: “essere-per-altri”? Come progettare il nuovo modo di vivere dell’umanità? Ricordiamo che solo questo modo di vivere porta i segni dell’eternità, porta la gioa e  fa scomparire tante paure.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA  04 – LA VITTORIA DI CRISTO SULLA MORTE

    Prima di affrontare le singole paure presenti nella nostra vita, ogni giorno, è importante illuminare la paura della morte. Tutti siamo chiamati a fare questo passaggio: “devo morire”. Ma come viverlo? Ultimamente questo passaggio ci fa ancora più paura: o per il prolungarsi delle sofferenze che lo accompagnano, o, come in questi giorni, per la solitudine in cui è vissuto. La realtà della morte coinvolge tutti: giovani, adulti, anziani; ricchi e poveri, buoni e cattivi…

       Abbiamo estremo bisogno di illuminare questa realtà, che altrimenti ci fa solo tremendamente paura, anche se spesso allontaniamo questo pensiero. Siamo un po’  nella situazione dei discepoli mentre vanno ad Emmaus: “Noi speravamo …”). Gesù ci invita ad ascoltare anche noi la Parola: Guardiamo a Lui, che parlando della sua morte, ha sempre messo davanti il deve (“Il Figlio dell’uomo deve soffrire, morire …) per arrivare nella gloria.

       Anche noi siamo chiamati ad interrogarci su questo “deve”: un giorno passeremo anche noi attraverso la morte, per arrivare alla gloria. Ma come lo passeremo? Con lo sguardo verso questo futuro di gloria che ci attende, credendo all’amore del Padre e alle parole di Gesù a Marta: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”e, ripieni della Speranza che Gesù ha messo dentro di noi, lo passeremo con la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché, persino dalla tomba, fa uscire la vita. Gesù è uscito dalla tomba per noi, per portare vita dove c’è morte. Dio non ci lascia soli. Crediamo questo? Quanto è difficile questa speranza! Quanto è difficile comunicarla agli altri!

       Domani continueremo, illuminando il mistero della “vita eterna” che è in noi.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 03 – LA PIÙ GRANDE PAURA, SORGENTE DI TUTTE LE PAURE

    La più grande paura ci è raccontata nel libro della Genesi. Adamo ed Eva, dopo il peccato, si nascondono. Improvvisamente nei loro pensieri Dio fa paura: lo immaginano, dopo il loro peccato, pronto ad infliggere loro il castigo. Questa è la peggiore delle paure e parte dalla mancanza di fiducia. Anche noi abbiamo pensato o sentito dire: cosa ho fatto di male per meritarmi? Si sfigura il volto di Dio: diventa il Dio che toglie, non colui che dona. Un Dio che vuole rubarti la libertà. Un Dio che sembra interessato a controllarti come ti comporti, se osservi i comandamenti, non un Dio che ti ama come figlio e vuole la tua gioia. 

      Se dentro di noi il volto di Dio è quello di Chi ci guarda per giudicarci, noi cercheremo di fuggire da Lui, non lo abbracceremo come Tommaso dicendo: Signore mio e Dio mio. Questo è il primo dei peccati, e da questa immagine sbagliata di Dio, dal volto triste e senza gioia, nasce la paura delle paure. 

      Il vangelo che abbiamo ascoltato domenica, dove Gesù risorto incontra la sua comunità, ci ha rivelato il vero volto di Dio che è amore e misericordia. E’ il volto di Dio che come un papà o una mamma insegna al suo bambino a camminare. Quando cade non lo lascia a terra, ma lo rialza e lo rimette in piedi. E questo continua a farlo con pazienza e tante volte. Così Dio nei nostri confronti, come ci ha detto domenica Papa Francesco, ci dona continuamente la sua mano per rialzarci dalle nostre cadute.

      Tanti pensano che è il coraggio quello che fa scomparire le paure. Alcuni di voi hanno già sottolineato che invece è la fede. Ma cosa vuol dire veramente aver fede?

     Continueremo domani sera. Buona cena, e buona notte.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 02 – PERCHÉ AVETE PAURA?

    Questo rimprovero di Gesù ai discepoli, arriva anche a noi. Sembra strano che anche il giorno di Pasqua e poi in quasi tutte le apparizioni emerga questa paura.

    Alla S. messa abbiamo ascoltato questa mattina, come gli Apostoli sono rinchiusi per paura nel cenacolo. Gesù li incontra e li manda in missione nel mondo. Ma otto giorni dopo sono ancora lì, rinchiusi per paura. Ci vuole tutta la delicatezza e pazienza di Gesù e il dono dello Spirito Santo che li rigenera, per trasformare la loro vita e far scomparire la paura. Anche in un momento di grande gioia com’è il loro incontro con Cristo risorto, sembrano come paralizzati, fanno fatica a credere. Gesù, rispettoso della loro libertà, senza imporsi, con delicatezza li esorta a superare la situazione.

    Paura e fede lottano anche dentro di noi. Dio, con la sua parola ci invita a non aver paura. Pensate che per ben 365 volte troviamo questo invito nella Bibbia. Immaginiamo che ogni mattina Dio, dandoci il buon giorno ci dica: non aver paura.

    Ma proviamo questa sera a guardare in faccia questi timori: c’è la paura del bambino, del malato, del povero, dell’aggredito, del morente, del perseguitato, del giovane, dei genitori e così via…

      Quali sono le più grandi paure in noi e attorno a noi? Per età, quali sono le persone più in difficoltà. Quali sono le più difficili da far superare? Mandate i vostri messaggi e le vostre riflessioni.

      Invito i ragazzi delle elementari a disegnare l’incontro di Gesù con Tommaso. Mostreremo in seguito i più significativi.

      Domani sera continueremo il nostro dialogo, soffermandoci sulla più grande paura.

  • TESTIMONI DELLA VERA SPERANZA 01

    Care famiglie, quanta nostalgia dei vostri volti, delle vostre parole, della gioia dei momenti celebrativi della domenica. Dopo la Quaresima, stiamo vivendo con difficoltà questi giorni dopo la Pasqua. In attesa di tempi migliori, ho pensato di raggiungervi con i mezzi tecnologici, ogni sera alle ore 19.15 per tre minuti. Vorrei iniziare con voi un dialogo (come avveniva nei nostri incontri) su un argomento  che il corona virus con forza ci ha posto dentro i nostri pensieri. Lo Spirito Santo ci sollecita a valorizzarlo, a sentirlo come dono prezioso per la nostra vita.

      E’ il tema della Speranza. Ce lo ha detto la sera di Pasqua anche papa Francesco: tutti hanno diritto alla speranza. In questi giorni anche i bambini hanno preparato dei disegni con la scritta :”Tutto andrà bene”. Col passare dei giorni però ci sta capitando quello che hanno vissuto gli apostoli e i discepoli, rimproverati da Gesù, perché pieni di paura. Questa paura per il futuro pervade anche i nostri pensieri. Ci interroghiamo: qual’è la vera speranza portata da Gesù, è possibile oggi? Ci sembra tanto difficile. Eppure, in quanto battezzati, come dice S. Pietro, dobbiamo essere “pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.

       Questo sarà l’argomento delle nostre conversazioni. Vorremmo realizzarlo insieme, perché la verità è sinfonica, c’è bisogno di tutti. Partendo domani sera da dove siamo e cercando di progredire nella ricerca, senza possibilmente lasciare nessuno per strada. Per questo dialogo, vi invitiamo, dopo l’ascolto ad inviare qualche vostra riflessione (perplessità, intuizioni, suggerimenti… ) saranno preziosi per continuare il giorno dopo la nostra riflessione, il nostro dialogo. E’ un dono reciproco per tutti.

      Vorremmo coinvolgere anche i bambini, i fanciulli e soprattutto i giovani. Questa sera partiamo dai bambini. Mi rivolgo in particolare a quelli della scuola dell’infanzia   (ne sento la nostalgia: mancano le loro grida, qualche pianto, i loro sorrisi). Bambini, voi che siete bravi, mandate alle vostre maestre un bel disegno di speranza (colori …). Siete voi il nostro futuro e la nostra speranza. Li pubblicheremo sul sito Web della parrocchia.

      Buona cena, buona notte… Continueremo domani sera partendo dalle paure che rendono difficili pensieri di speranza.

      Ascoltate con attenzione il vangelo di questa domenica, che ci dà suggerimenti preziosi.