Lo spunto viene da una riflessione di Papa Francesco, che mette in evidenza il pericolo nelle nostre riflessioni di fermarci al nostro io e di non cercare e scegliere la via di Dio.
La vera preghiera, come lo è stata quella di Gesù e che ci ha insegnato, è conoscere ogni giorno come sono chiamato a realizzare le scelte di vita, ad es. la missione di genitore chiamato ad educare alla speranza. Subito il pensiero va alle nostre fragilità, ai nostri limiti: sono segni di fallimento o una opportunità?
Le nostre fragilità ci sollecitano nel vivere la fede: nella preghiera chiediamo a Dio che rimanga con noi, non solo col suo aiuto, ma anche con quella luce capace di guidarci nella realizzazione della nostra vocazione. I limiti che abbiamo, alla luce della Parola di Dio, sono qualcosa di prezioso (“beati i poveri”, cioè coloro che si riconoscono fragili, e così possono vivere l’esperienza della presenza di Dio). Non si è bravi genitori, guardando solo le nostre capacità, le cose significative che facciamo.
Lo siamo in maniera più autentica (siamo di più nella verità) se, pur constatando che i figli vedono le nostre fragilità, noi sappiamo non solo riconoscerle, ma indichiamo loro che la nostra forza è il vivere uniti a Cristo. Le nostre fragilità diventano un’occasione preziosa per educarli a cercare anche loro dove si trova il vero aiuto, che riesce a far superare le difficoltà della vita. Può addirittura nascere un dialogo familiare per aiutarsi nel vivere questa esperienza, soprattutto nel buio di certi momenti della vita.
La preghiera allora diventa: chiedere luce (Spirito santo) per come siamo chiamati a realizzare la nostra vocazione, chiedere aiuto in quanto crediamo che con la presenza di Gesù niente è impossibile, e così riuscire in qualsiasi situazione a vivere nella gioia e nella speranza, ringraziare… Importanti sono i momenti di silenzio e di ascolto della Parola di Dio, anche perché viviamo spesso l’esperienza di incontrare Cristo senza accorgercene. Pregare è passare dai “se” ai “sì”.
Siamo d’accordo? Arricchiamo queste riflessioni con le nostre,. Comunichiamole prima di mezzanotte. Saranno utili per continuare il nostro dialogo.
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